21 Febbraio 2018

LA LEGGE SULLA CONCORRENZA DEVE ESSERE VERAMENTE APPLICATA NEL SETTORE ELETTRICO, AD OGGI IL SISTEMA E’ REGOLATO IN TERMINI DI TARIFFE, VINCOLATO DA UNA SERIE DI LACCI CHE NON CONSENTONO SVILUPPO DELLA CONCORRENZA E UNA COESISTENZA CON IL MERCATO TUTELATO.

Che il sistema della concorrenza non è applicato lo dimostra che il solo 30% degli utenti domestici si sono avvalsi della facoltà di uscire dal mercato tutelato dimostrando che attualmente gli attori attuali del mercato libero  non sono stati all’altezza.

La vendita dell’energia elettrica verso i clienti domestici è un mercato costituito sulla carta da circa 350 operatori ma dal punto di vista della concorrenza fortemente concentrato:

Anno 2016
– ENEL quota di mercato pari al 73%
– Gli altri due primi operatori raggiungono insieme il 9%
– Altri 8 (otto) operatori hanno quote di poco superiori al 1%
– I restanti operatori hanno quote di mercato inferiori anche di molto dell’1%

Il mercato della vendita di energia elettrica verso i clienti domestici e pmi non ha alcuna caratteristica propria di un mercato libero.

Il termine previsto del 1 Luglio 2019 corre il rischio di istaurare un oligopolio o addrittura un monopolio

Non è possibile rendere vincolante il mercato libero ed eliminare il mercato tutelato senza una attenta valutazione e proiezione sugli effetti delle modalità del sistema elettrico italiano e gli obiettivi politici e sociali che gravano sui costi elettrici del cliente finale domestico.

Il mercato della vendita dell’energia elettrica verso i clienti domestici è fortemente condizionata dal punto di vista commerciale dalle modalità di tariffazione e dai pesi che gravano sui consumi elettrici.

La coesistenza di mercato libero e mercato tutelato ha dimostrato alla utenza domestica la convivenza del prezzo regolato piuttosto che il vantaggio del prezzo libero: la concorrenza non ha uno spazio sufficiente per utilizzare la leva del minor prezzo in quanto il corrispettivo dovuto per mero consumo elettrico rappresenta solo il 20-40% del costo totale della bolletta arrivando al 10% nelle seconde case creando problemi a quel settore edilizio.

Prima di imporre il mercato libero è necessario valutare gli effetti della riforma tariffaria in corso.

Il trasferimento di costi dovuti al conseguimento di obiettivi politici dai consumi al costo del punto di prelievo può da una parte favorire la riduzione dei costi del consumo ma dall’altra aumentare i costi fissi periodici del punto di allaccio dovuti a prescindere dagli effettivi consumi sfavorendo in particolare le classi sociali più deboli.

Nel corso degli ultimi anni ci sono state riduzioni significative del costo dell’energia elettrica per gli utenti domestici pur rimanendo tra i costi più alti in Europa.

Occorre quindi da una parte avere una struttura tariffaria che riduca i costi nelle fasce dei consumi domestici fino ad es. 5000 kw/anno e aumentare i costi dei consumi elettrici dovuti ad inefficienza di uso o d’impianto se si vuole rendere coerenti tra loro le politiche di efficienza energetica e la riduzione del costo elettrico per cliente domestico finale.

Attualmente sulle bollette elettriche si sono scaricate solo tasse, malgrado i governi insistono sulla riduzione di queste.

Purtroppo, ne i sindacati ne forze politiche hanno cercato di difendere gli utenti cittadini da una vera vessazione e verificare dove i 14 miliardi di euro previsti come entrate 2017 andranno a finire.

Dal 1 Gennaio 2017 le bollette sono aumentate nei costi e non nei servizi.

Qui di seguito il filmato di DataRoom su cosa ne pensa Milena Gabanelli