A Roma sono anni che non esiste una politica abitativa sia a livello regionale che comunale. Solo annunci di piani regionali irrealizzabili con finanziamenti incerti e gestione maldestra dell’esistente da parte del Comune, talmente inesistente che dall’insediamento della nuova Giunta solo nelle ultime settimane è stato nominata l’assessore alla casa. Nel frattempo la città ha il triste primato degli sfratti per morosità, non conosce il proprio patrimonio né chi ci abita, conta oltre 20.000 domande di case popolari inevase, ogni anno si assiste all’occupazione abusiva di circa mille alloggi pubblici tra case Aler e comunali senza che ci sia il minimo intervento per ripristinare il controllo pubblico sulle assegnazioni di queste case che, da sole, rappresenterebbe un serbatoio importante per governare l’emergenza ormai cronica. Ma l’unico provvedimento ricorrente è la solita leggina di sanatoria delle occupazioni che riapre un nuovo ciclo di illegalità diffusa. E così si diffonde l’idea che la soluzione individuale al disagio abitativo sia l’occupazione abusiva del singolo alloggio pubblico dove muore l’anziana assegnataria o dello stabile sfitto con la speranza di avere una casa popolare magari scavalcando le graduatorie regolari dove ci sono famiglie che vivono lo stesso disagio ma invece di occupare attendono pazientemente il loro turno che, se la situazione continuerà ad essere questa, non arriverà mai. Nel caso di Piazza Indipendenza poi si aggiunge la vergognosa incapacità di offrire a famiglie di rifugiati che fuggono da guerre infinite una sistemazione dignitosa, ed intorno a questo obbligo morale e civile di cui non si dovrebbe neanche parlare ma solo fare, si scatena un’altra orgia di dichiarazioni e controdichiarazioni, alcune semplicemente vergognose, altre utili solo a nascondere l’assenza di uno straccio di strategia per affrontare l’emergenza abitativa.Se si vuole realmente puntare a questo obiettivo bisogna aprire da subito un confronto largo tra istituzioni, compreso il Governo che ha non poche responsabilità, e forze sociali su quello che serve a questa città e sugli strumenti e risorse necessari per dare risposte credibili invece di rincorrere dichiarazioni che servono solo per apparire. Il SUNIA, insieme a CGIL, CISL e UIL ed agli altri Sindacati degli inquilini è da tempo che lo richiede a Comune e Regione. Se veramente vogliono progettare il futuro non si può più aspettare.