Roma, 10 Maggio 2019

Dichiarazione di Daniele Barbieri, Segretario generale SUNIA

L’assenza di una politica abitativa in grado di soddisfare la domanda debole è sicuramente una delle cause più importanti che concorrono al ripetersi di episodi di intolleranza in occasione di assegnazioni di case popolari. Sono anni che assistiamo ad un sostanziale disinteresse di Governi e Parlamento al progressivo acuirsi di un disagio abitativo che, complice la crisi economica, si allarga a strati di popolazione che nel passato si ritenevano immuni. I numeri delle domande di casa popolare inevase (oltre 600.000) e degli sfratti per morosità (circa 300.000) da eseguire nei prossimi cinque anni, accompagnati all’abbandono dei quartieri di edilizia popolare sia in termini di qualità abitativa che di controllo pubblico sul rispetto di regole e legalità, ha prodotto un terreno favorevole al diffondersi di fenomeni di occupazione del territorio da parte di piccola e grande criminalità che in molti casi ha il controllo delle occupazioni abusive degli alloggi che si liberano o che vengono liberati. Il recente caso di Ostia e di quartieri di altre città lo dimostra. E non è certo un caso la contiguità verificata tra questi ambienti ed il gruppo di fascisti che ha organizzato la gazzarra a Casalbruciato contro l’assegnazione legittima alla famiglia Rom. Insieme all’intollerabile atteggiamento razzista c’è anche la volontà di allargare il controllo del patrimonio abitativo pubblico. Non è un caso che a Torre Maura, altro quartiere di edilizia popolare di Roma, lo stesso gruppo abbia fatto occupare abusivamente l’alloggio per impedire un’altra legittima assegnazione. Ogni anno a Roma si verificano nel patrimonio abitativo pubblico circa 1.000 occupazioni abusive l’anno. O si riporta sotto il controllo pubblico questo patrimonio o si rischia di perdere anche il controllo del territorio da parte delle Istituzioni, lasciando senza difesa la stragrande maggioranza delle famiglie che chiedono rispetto delle regole, legalità e vivibilità del loro quartiere. Insieme al controllo del patrimonio è fondamentale l’aumento dell’offerta di alloggi a canoni sostenibili da parte della domanda debole. Un piano nazionale di edilizia abitativa che abbia questo obiettivo, con finanziamenti certi e continuativi nel tempo è la condizione indispensabile per soddisfare la domanda ed evitare guerre tra poveri. E non un piano che preveda altro consumo di suolo e periferizzazione del disagio ma intreccio con una rigenerazione urbana inclusiva. Se non si vogliono fare solo chiacchere sul disagio delle periferie è questo il modello su cui pensare ed agire.

Ha fatto bene la Sindaca di Roma a riaffermare, anche di persona, il rispetto della legalità. E’ stato un atto coraggioso ed importante. Ancora di più è stato l’alto e concreto messaggio di solidarietà ed il monito contro il razzismo di Papa Francesco. Ma le istituzioni, Comune, Regione e Stato centrale non possono limitarsi alla testimonianza nelle occasioni mediaticamente significative. Debbono agire quotidianamente per dare risposte al disagio. Finora non abbiamo avuto segnali in questa direzione. Sulla vicenda il Ministro dell’interno non ha prodotto neanche un tweet dimenticando, come ha ricordato Maurizio Landini, che in Italia il fascismo non è un’idea, ma un reato, e sull’emergenza abitativa dal Ministro competente un silenzio assoluto.