Roma, 11 Aprile 2017

Non può che essere questa l’amara considerazione che deriva da due avvenimenti forse slegati tra loro ma che in pochi giorni producono questo sconcertante risultato.
La conferenza Stato Regioni e la Conferenza unificata danno il via libera ad una riduzione del Fondo per la morosità incolpevole a 11 milioni dai 36 milioni previsti per il 2017 e l’Agenzia delle Entrate con una discutibile circolare ribalta anche sue precedenti interpretazioni concedendo di fatto, ai proprietari che affittano con contratti transitori nei Comuni ad alta tensione abitativa, di applicare la cedolare secca del 10% in luogo di quella al 21% sin qui pacificamente adottata per questa tipologia contrattuale con una interpretazione pressoché unanime.
Il risultato economico di questa virata è una riduzione di entrate fiscali pari a circa 25 milioni soltanto per le aree metropolitane.
Non solo, l’Agenzia delle Entrate non ha considerato il fatto che, proprio in virtù della interpretazione precedente, molti accordi territoriali per i contratti concordati e per i transitori prevedevano, per questi ultimi, canoni più alti rispetto ai primi di percentuali variabili tra il 10% ed il 20%, proprio per “compensare” la diversa tassazione.
E’ il caso di Roma, Firenze, Napoli, Torino, Venezia, Catania, Genova, solo per citare le aree metropolitane.
In questi Comuni, in assenza di un auspicabile ripensamento dell’Agenzia delle Entrate, chi affitta con contratti transitori avrà un duplice vantaggio: imposta più bassa e affitti più alti.
Non attribuiamo certo all’Agenzia delle Entrate la volontà di incentivare la precarizzazione del rapporto di locazione, ma il risultato oggettivo è purtroppo questo.
Favorire fiscalmente i contratti transitori significa contribuire a ridurre la possibilità di avere contratti che garantiscano un minimo di stabilità per quella domanda che non può permettersi l’acquisto della prima casa.
Ed è proprio l’assenza di una prospettiva di risposta per queste persone che lega i due avvenimenti.
Da un lato si riduce drasticamente l’intervento per la domanda debole e dall’altro si favorisce un uso precario del patrimonio abitativo.