Roma, 9 Settembre 2021

“L’intervento recente del Prefetto di Roma su alcune situazioni difficili, improntato sulla collaborazione istituzionale e sull’attenzione dei cittadini più fragili per prevenire tensioni sociali, può essere ancora più incisivo e inclusivo se si proseguirà nel dialogo aperto con CGIL-CISL e UIL di Roma e le organizzazioni degli inquilini”.
Così, in una nota, la Cgil di Roma e del Lazio, la Cisl di Roma Capitale Rieti, la Uil del Lazio, insieme a Sunia Cgil, Sicet Cisl e Uniat Uil.
“Per questo – continua la nota – abbiamo richiesto un urgente incontro al Prefetto così da conoscere anche la nuova procedura che intende adottare a partire da ottobre per effettuare i numerosi sfratti in città.
Roma ha la assoluta necessità di compiere un salto di qualità dal punto di vista dell’efficienza amministrativa, che sarebbe anche segnale di un ritrovato rispetto verso i propri cittadini.
La pandemia ha scoperto l’effettività incapacità della Capitale di rispondere in maniera massiva ai bisogni primari dei suoi abitanti. Alle nuove povertà hanno fatto fronte soltanto le reti solidali e l’associazionismo, in qualche caso supportate da attività municipali e comunque isolate dall’amministrazione centrale capitolina. In merito alle politiche abitative, a oggi risultano parzialmente o del tutto non lavorati il buono casa ordinario del 2019 e il contributo all’affitto straordinario per COVID, per il quale la Regione Lazio ha reso disponibili i fondi al Comune di Roma già dal maggio del 2020. Il blocco degli sfratti, fortemente voluto dalle organizzazioni sindacali degli inquilini, ha fatto sì che a oggi non si sia consumato un dramma sociale che comunque rischia di essere senza precedenti. La spada di Damocle di un numero importante di sfratti che possono ora essere eseguiti ci impone una lettura della difficoltà all’abitare che rischia solo di peggiorare”.
E ancora, “Questo quadro si inserisce in una più ampia scena che vede una situazione di emergenza abitativa stratificata per oltre 56mila famiglie, secondo quanto dichiara lo stesso Comune di Roma. Le politiche abitative andranno quindi affrontate dalla nuova amministrazione con un sostanziale cambio di passo.

Per dimostrare questa volontà la nuova giunta si dovrà impegnare a deliberare su 6 inderogabili punti:
1) potenziare il Dipartimento Politiche Abitative (con un bando di concorso interno e/o esterno), visto il depauperamento dell’attuale organico, per avere certezza dei tempi di risposta su bandi, graduatorie e sull’emissione dei provvedimenti di sostegno, a partire dalla consegna dell’alloggio popolare ai regolari assegnatari;
2) istituire un Bando unico di welfare abitativo: un bando sempre aperto con cui raccogliere e organizzare le richieste di accesso ai provvedimenti di welfare abitativo, dai sussidi alla domanda di alloggio ERP, con conseguente facilitazione per l’utenza e risparmio in termini organizzativi per l’amministrazione e la possibilità di aggiornamento a cadenza massimo semestrale di tutte le graduatorie;
3) istituire un’Agenzia Sociale dell’Abitare, strumento amministrativo nuovo di interfaccia con la cittadinanza per tutti i temi dell’abitare (domande, ricorsi e via dicendo.), ma anche per i piccoli proprietari che mettono a disposizione alloggi per bandi emessi dal Comune in favore di categorie di utenti come studenti o verso alloggi di Social Housing. L’agenzia deve essere anche lo strumento di censimento dati per l’Osservatorio sulla condizione abitativa;
4) prevedere politiche dell’affitto e sostegno alla locazione, con un nuovo housing sociale che rappresenti concretamente la risposta abitativa alla domanda del ceto medio, troppo “ricco” per la casa popolare, ma decisamente troppo povero per il mercato privato e con incentivi alla locazione dei piccoli proprietari, con premialità per chi adotta il regime del canale concordato;
5) contrastare l’abusivismo;
6) completare e verificare i piani di zona e recuperare le quote riservate all’edilizia sociale, superando il sistema di affrancazione e di trasformazione dei piani di zona”.