Palermo, 18 ottobre 2024

Il SUNIA chiede all’assessore Fabrizio Ferrandelli di riaprire i termini della graduatoria sull’emergenza casa a Palermo “perché rispecchi le esigenze delle centinaia di famiglie, ancora in attesa, da anni, di risposte dagli enti statali”.

L’avviso per la nuova graduatoria per l’accesso ad alloggi di edilizia popolare o confiscati è stato pubblicato il 24 luglio. I termini per chiedere l’inserimento in lista sono scaduti il 30 settembre.

Pur esprimendo apprezzamento per l’aggiornamento della graduatoria, il SUNIA rileva che la riduzione del numero delle domande presentate, crollato da 2.700 a 500, rischia di dare un’immagine “distorta” della realtà e di penalizzare tantissimi cittadini.

“E’ difficile credere che l’esigenza sia venuta meno al 75 per cento delle famiglie in condizioni di povertà, da anni in attesa di una casa – dichiara il segretario del SUNIA Palermo Zaher Darwish – Nel 2015 erano 800 famiglie, nell’arco di 8 anni sono aumentate fino a 2.700. E’ più facile pensare che il periodo concesso per l’iscrizione coincideva con le ferie estive, anche degli uffici che potevano essere coinvolti nell’assistenza alle famiglie bisognose di supporto socio economico. E che tante gente non possiede lo Spid o non ha fatto in tempo a richiederlo. Prima la domanda era cartacea, presso gli uffici del Comune”.

Da qui per il SUNIA la necessità di riaprire i termini. La nuova graduatoria sarà pronta il 30 ottobre. “Chi aveva una buona posizione nella vecchia graduatoria, se non ha presentato in tempo l’istanza, è stato tagliato fuori – aggiunge Zaher Darwish – In questi anni il Comune ha distribuito 10 case l’anno. Anche se l’obiettivo è tenere la graduatoria sempre aggiornata con la presentazione online, le poche case a disposizione saranno distribuite a chi è riuscito a mettersi in lista, penalizzando coloro che avevano prima un punteggio più alto. Riteniamo sia necessario concedere una proroga dei termini con gli uffici a pieno regime, per sanare la situazione. Capiamo che qualcuno possa non avere più i requisiti, ma non 2 mila e 200 famiglie”.