Firenze, 20 Giugno 2017

Ormai da molti mesi, uno degli argomenti più dibattuti nella città di Firenze è l’abbandono dei fiorentini dal centro storico e non solo. Giornali, opinionisti, forze sociali e sindacati si stanno interrogando su come invertire questo processo di desertificazione del tessuto urbano. In questo contesto s’innesta la polemica sulla destinazione degli alloggi del Comune di Firenze: 60 case nel centro storico, oggi alloggi popolari, domani messe in vendita probabilmente ad un holding dello stato ad una somma di 13.000,000 di euro.
Si tratta di un bell’introito, che il Comune di Firenze dice, tramite il suo assessore, di voler destinare ad asili , scuole, giardini e impianti sportivi, non intravedendo l’utilità sociale di mantenere alloggi di edilizia pubblica o comunque case destinate alle famiglie fiorentine a basso / medio reddito, ormai espulse dalla città.
Quella del Comune è una scelta; una scelta su come s’intende la città, una scelta che va nella direzione di consolidare il volto di una città museo/turistica, espunta dalla sua cittadinanza. Scelte come questa tracciano però un segno preciso e sono la cifra distintiva di un’amministrazione che, almeno nell’agire dell’assessorato, ha deciso di non considerare i bisogni abitativi dei cittadini fiorentini in difficoltà.
‘Scelte di cui poi l’assessore e l’amministrazione tutta, dovrà assumersi la responsabilità, perchè’’ afferma Laura Grandi, segretaria del Sunia di Firenze ‘ la funzione sociale di un’amministrazione non si esaurisce nella dotazione di infrastrutture per il tempo libero, a maggior ragione quando prima non vengono soddisfatti i bisogni primari come, appunto, la casa’.