Brescia, 24 febbraio 2020.

La politica perseguita negli ultimi anni dai vari governi e ai vari livelli porta sempre nella stessa direzione: quella di rendere gli ex Iacp (ALER) enti sempre più slegati dalla funzione per la quale vennero creati: ovvero offrire la possibilità, anche ai nuclei familiari economicamente più svantaggiati, la possibilità di accedere ad un diritto fondamentale come quello all’abitazione. In questo senso vanno lette le diverse scelte politiche effettuate negli ultimi anni, quali quella di non stanziare una forma di finanziamento strutturale del comparto dell’edilizia pubblica che manca ormai da troppo tempo. Nella stessa direzione pare andare la norma prevista dalla legge di bilancio che accorpa Tasi e Imu e che potrebbe andare ad aumentare la tassazione in capo agli ex Iacp.

Tale scelta, se confermata, produrrebbe una situazione paradossale che vedrebbe gli ex Iacp costretti a pagare di più per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica di cui sono proprietari, mentre i Comuni continuerebbero a restare esenti per le case popolari di cui sono titolari e che non di rado vengono conferite in gestione agli stessi ex Iacp: tassazioni differenziate, quindi, per immobili con la medesima funzione sociale!

Il rischio che ci si trova ad affrontare, a questo punto, è che tali aumenti finiscano con l’avere ripercussioni sempre sugli inquilini delle case popolari e sulla qualità dei servizi erogati dagli enti preposti. Non è difficile immaginare che questo trattamento fiscale potrebbe mettere a disposizione degli ex Iacp minori risorse e, di conseguenza, potrebbe costringere gli stessi a effettuare tagli anche per gli interventi di manutenzione e nel campo della solidarietà per le fasce sociali più indigenti, oppure a richiedere alle Regioni di competenza l’aumento degli affitti necessario a compensare queste maggiori uscite.

Per evitare il crearsi della situazione paradossale descritta poco sopra Sicet, Sunia e Uniat chiedono una pronuncia ufficiale della Regione Lombardia in merito al riconoscimento degli alloggi di ERP come alloggi sociali secondo il decreto MIT del 22/04/2008. Con tale pronuncia infatti, equiparando gli alloggi sociali ad abitazioni principali, si scioglierebbe ogni dubbio in merito ad una tassazione che si rivelerebbe iniqua e che, alla lunga, andrebbe a discapito degli assegnatari di alloggi ERP.

Purtroppo scelte penalizzanti per l’edilizia pubblica vengono effettuate anche a livello locale: infatti non può che essere considerata sostanzialmente sbagliata la decisione di cedere parte del patrimonio pubblico a privati togliendolo all’edilizia pubblica. Questo è ciò che sta accadendo per la Torre Tintoretto di San Polo, dove circa 190 alloggi che potrebbero essere ristrutturati e messi nel circolo delle assegnazioni a famiglie in situazioni economiche difficili rischiano di essere ceduti ad un soggetto privato.

Sicet, Sunia e Uniat affermano che la scelta della Regione di svendere a privati la Torre Tintoretto sia un grave errore perché riduce la già esigua disponibilità di alloggi a canone sociale di proprietà pubblica ed in ultima analisi riduce ulteriormente la possibilità delle numerose famiglie residenti in difficoltà economica di trovare un alloggio con un canone coerente alla propria capacità reddituale.

Riaffermiamo che il proprietario dell’immobile, ovvero la Regione Lombardia, avrebbe meglio fatto a reperire i finanziamenti necessari per la ristrutturazione della Torre Tintoretto ed il mantenimento della stessa nell’ambito del patrimonio di edilizia residenziale pubblica. La Regione Lombardia è venuta meno al proprio compito istituzionale di difesa, in primo luogo, delle famiglie più fragili preferendo alienare la proprietà della Tintoretto a privati. Di fatto sottraendo a centonovanta famiglie residenti la possibilità di avere un alloggio con un canone di locazione in linea con le proprie possibilità reddituali.

p. SICET Emanule Gilberti – Segretario territoriale
p. SUNIA Simone Cardin – Segretario territoriale
p. UNIAT Michele Radici – Presidente territoriale