Roma, 7 Settembre 2017

Dichiarazione di Daniele Barbieri Segretario Generale SUNIA

Il Ministero dell’Interno ha emanato una circolare ai Prefetti raccomandando, in estrema sintesi, due cose:
•   il censimento degli stabili pubblici e privati che potrebbero essere utilizzati per ospitare le cosiddette “fragilità” tra le persone sgomberate dagli stabili occupati;
•   il coordinamento tra tutte le istituzioni interessate.

Due cose che potevano e dovevano essere fatte già da tempo, soprattutto a Roma, ma non sono mai state fatte nonostante l’insistenza con la quale il SUNIA, insieme alle altre organizzazioni sindacali, abbia da tempo richiesto almeno il controllo del cospicuo patrimonio abitativo pubblico che, da solo, potrebbe mettere a disposizione circa 1.000 alloggi all’anno come succede a Milano.
Così come l’utilizzo del patrimonio pubblico dismesso, sul quale non esistono né conoscenza né, ovviamente, progetti di recupero a fini residenziali se non quelli speculativi.
Ma se la responsabilità di tutto questo è equamente distribuita tra Regione Lazio e Comune di Roma che per anni hanno sottovalutato il disagio abitativo, non si può non denunciare il fatto che in tutta questa vicenda brilla per la sua assenza la questione delle risorse per avviare una vera politica abitativa. Con quali soldi si avvia un piano di recupero degli stabili dismessi una volta individuati? Quali sono le strategie del Governo e del Ministero delle Infrastrutture per affrontare nel medio lungo periodo il disagio abitativo diffuso in tutto il Paese o si pensa che sia solo un problema di Roma?

Su questo fronte per ora abbiamo assistito solo all’ammissione, da parte del Vice Ministro Nencini, della necessità di risorse continuative e non sporadiche. Bene, ci aspettiamo un segnale concreto con la prossima legge di stabilità, così come ci aspettiamo dalla Regione Lazio e dal Comune di Roma una inversione di rotta nel segno del ripristino della legalità.
E’ necessario innanzitutto prendere atto che il disagio abitativo è una delle priorità da affrontare e che per farlo bisogna partire dalla affermazione della certezza del diritto, da un programma di intervento per l’immediato e per il medio periodo, da risorse certe.
Bisogna dire basta a leggi regionali di sanatoria delle occupazioni abusive di alloggi pubblici e a corsie preferenziali di assegnazione di case popolari per gli occupanti di stabili abbandonati per riaffermare il principio che nelle case pubbliche si entra solo ed esclusivamente seguendo l’ordine delle graduatorie pubbliche.
Bisogna dire basta alle occupazioni abusive degli alloggi di Ater e Comune di Roma affrontando da subito un piano per impedirle e mettere a disposizione questi alloggi per le graduatorie pubbliche.
Bisogna dire basta a graduatorie per l’assegnazione che escono dopo anni dalla domanda dei cittadini interessati. L’affermazione della certezza del diritto e della trasparenza passa anche dalla rapidità e dall’efficienza. Infine, l’attuazione di un programma adeguato alle necessità della città non può essere affrontato senza una struttura amministrativa. La nomina di un assessore alla casa a distanza di un anno dall’insediamento della Sindaca è il segno della colpevole disattenzione verso questo problema. Recuperare il ritardo della macchina amministrativa è fondamentale per evitare, come è successo nella vicenda di via Curtatone, che l’emergenza abitativa divenga un problema di ordine pubblico.